Altre forme di inquinamento non riguardanti le matrici ambientali sono:
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Radiazioni:
il termine radiazioni viene abitualmente usato per descrivere fenomeni apparentemente assai diversi, ma connessi con la propagazione di energia nello spazio, quali, ad esempio, l'emissione di luce da una lampada, quella di calore da una fiamma, quella di particelle da una sorgente radioattiva e quella di raggi X.
Le radiazioni si distinguono in ionizzanti e non ionizzanti, in funzione della diversa energia ad esse associata.
Negli organismi viventi alcuni tipi di radiazioni ionizzanti causano danni rilevanti, questa peculiarità viene sfruttata positivamente a scopo medico, ad esempio per la cura dei tumori.
Effetti dannosi indesiderati (immediati o tardivi), sull'individuo e sulla sua discendenza, possono essere invece causati da rarissime situazioni di contaminazione radioattiva ambientale, causate da gravi incidenti o da esposizioni accidentali a sorgenti artificiali di elevata attività.
La radioattività è comunque anche una componente naturale e ineliminabile dell'ambiente ed ha origine sia extraterrestre (raggi cosmici), che terrestre (rocce, minerali), si parla in questo caso di fondo naturale delle radiazioni.
L'uso dell'elettricità ha aggiunto al fondo naturale un contributo dovuto alle sorgenti legate alle attività umane, sono cresciute, quindi, le preoccupazioni per i potenziali rischi sanitari ed ambientali delle onde elettromagnetiche.
Le principali sorgenti ad alta frequenza presenti nell'ambiente sono: gli impianti per le telecomunicazioni e la radiotelevisione, l'insieme delle linee elettriche, delle sottostazioni e delle cabine di trasformazione utilizzate per il trasporto e la distribuzione di energia elettrica, e gli apparecchi alimentati da corrente elettrica (elettrodomestici e videoterminali);
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Rumore:
le principali sorgenti di rumore nelle aree urbanizzate sono legate ai trasporti ed alle attività produttive, con emissioni acustiche caratteristiche per ciascuna sorgente.
In termini di percezione del disturbo, le sorgenti che mostrano il maggior impatto, e per le quali è richiesta una verifica dei livelli di rumore, sono le attività industriali, commerciali, di servizio, i cantieri ed il traffico veicolare.
Ci sono varie norme diverse tra loro che riguardano l'inquinamento acustico, per tale motivo il quadro normativo è spesso contraddittorio e di difficile applicazione.
Le norme da prendere in considerazione sono principalmente tre, ovvero il D.P.C.M. del 1 marzo 1991 "Limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi e nell'ambiente esterno" la Legge Quadro sull'inquinamento acustico 447/1995, e le Leggi Regionali.
L'insieme di queste leggi fissano le modalità per la zonizzazione acustica del territorio, che ogni Comune deve realizzare ed adottare.
La classificazione acustica è un provvedimento amministrativo, che permette di delimitare porzioni omogenee di territorio comunale, entro le quali disciplinare il rumore emesso dalle attività produttive (quali l'artigianato, il commercio e l'industria), nonché il rumore emesso dalle infrastrutture di trasporto al di fuori delle rispettive fasce di pertinenza.
Fissando valori limite e valori di qualità, la zonizzazione acustica è quindi, lo strumento che contempera le esigenze di produzione e di mobilità, con le esigenze di quiete dei cittadini, e contiene o impedisce situazioni di degrado acustico dell'ambiente.
Nella redazione della zonizzazione acustica, l'Amministrazione Comunale deve considerare le destinazioni d'uso del proprio territorio coordinandosi con gli altri strumenti di pianificazione urbanistica, quali: il PGT (Piano di Governo del Territorio) ed il PUT (Piano Urbano del Traffico).