Il protocollo di Kyõto è un trattato internazionale in materia ambientale, riguardante il riscaldamento globale, sottoscritto nella città giapponese di Kyõto, l'11 dicembre 1997, da più di 160 paesi in occasione della Conferenza COP3 della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC1).
Gli Stati, quando adottarono la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici nel 1992, riconobbero che essa avrebbe costituito un trampolino per un'azione più energica nel futuro.
Istituendo un processo permanente di esame, di discussione e di scambio di informazioni, la Convenzione ha permesso l'adozione di impegni supplementari adattati all'evoluzione delle conoscenze scientifiche e della volontà politica.
Il primo esame dell'adeguamento degli impegni assunti dai paesi sviluppati si ebbe, come previsto nella prima sessione della Conferenza delle Parti (CP−1), a Berlino nel 1995.
Le Parti stabilirono che gli impegni dei paesi sviluppati di mantenere le emissioni dell'anno 2000 ai livelli del 1990, non permetteva di perseguire l'obiettivo, a lungo termine, della Convenzione, di impedire "interferenze antropiche (attribuibili all'attività umana) pericolose per il sistema climatico".
I ministri e gli altri funzionari di alto livello risposero adottando il "Mandato di Berlino" ed aprendo un nuovo giro di consultazioni per rafforzare gli impegni dei paesi sviluppati.
Il Gruppo Speciale del Mandato di Berlino (AGBM) è stato istituito al fine di redigere una bozza di accordo; al termine di otto sessioni il Gruppo ha trasmesso alla CP−3 (Conferenza della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite) il testo per la negoziazione finale.
Quasi 10.000 delegati, osservatori e giornalisti parteciparono a questo importantissimo evento, celebrato a Kyõto, Giappone, nel dicembre del 1997. Alla Conferenza si approvò, per consenso, la decisione (1/CP.32) per l'adozione di un Protocollo secondo il quale i paesi industrializzati si sarebbero impagnati a ridurre, per il periodo 2008−2012, il totale delle emissioni di gas ad effetto serra almeno del 5% rispetto ai livelli del 1990.
Questi impegni, giuridicamente vincolanti, dovrebbero produrre una reversione storica della tendenza ascendente delle emissioni che detti paesi hanno da circa 150 anni.
Il Protocollo di Kyõto è stato aperto alla firma il 16 marzo 1998, sarebbe entrato in vigore il novantesimo giorno successivo alla data in cui almeno 55 Parti della Convenzione, tra le quali i paesi sviluppati le cui emissioni totali di biossido di carbonio rappresentano almeno il 55% della quantità totale emessa nel 1990 da questo gruppo di paesi, lo avessero ratificato.
Parallelamente, le Parti della Convenzione sui Cambiamenti Climatici avrebbero continuato ad adempiere agli impegni assunti a norma della Convenzione e si sarebbero preparati per la futura applicazione del Protocollo.
Nonostante il Protocollo è stato aperto nel 1998, il trattato è entrato in vigore solo il 16 febbraio 2005, dopo la ratifica da parte della Russia, in quanto gli Stati Uniti d'America, responsabili del 36,2% del totale delle emissioni mondiali, non l'hanno ratificato.
Il 16 febbraio 2007 si è celebrato l'anniversario del secondo anno di adesione al protocollo di Kyõto, e lo stesso anno ricorre il decennale dalla sua stesura.
Il trattato prevede l'obbligo per i paesi industrializzati di operare una riduzione delle emissioni di questi sei elementi inquinanti:
in una misura non inferiore al 5% rispetto alle emissioni registrate nel 1990 − considerato come anno base − nel periodo 2008−2012.
Il protocollo di Kyõto prevede il ricorso a meccanismi di mercato, i cosiddetti "Meccanismi Flessibili"; il principale meccanismo è il Meccanismo di Sviluppo Pulito.
L'obiettivo dei Meccanismi Flessibili è di ridurre le emissioni al costo minimo possibile; in altre parole, a massimizzare le riduzioni ottenibili a parità di investimento.
Premesso che l'atmosfera terrestre contiene 3 milioni di megatonnellate (Mt) di CO2, il Protocollo prevede che i paesi industrializzati riducano del 5% le proprie emissioni di questo gas.
Le attività umane immettono 6.000 Mt di CO2, di cui 3.000 dai paesi industrializzati e 3.000 da quelli in via di sviluppo; per cui, con il protocollo di Kyõto, se ne dovrebbero immettere 5.850 anziché 6.000, su un totale di 3 milioni. Ad oggi, 174 Paesi e un'organizzazione di integrazione economica regionale (EEC) hanno ratificato il Protocollo o hanno avviato le procedure per la ratifica.
Questi paesi contribuiscono per il 61,6% alle emissioni globali di gas serra.
Come abbiamo detto il protocollo di Kyõto prevede, per i Paesi aderenti, la possibilità di servirsi di un sistema di meccanismi flessibili per l'acquisizione di crediti di emissioni, che sono: